Mario

Mario era un tecnico informatico fuori dal comune, con un tocco creativo che lo distingueva. Nel suo piccolo laboratorio, utilizzava solo pochi strumenti per risistemare computer e portatili, privilegiando principalmente i sistemi Windows anche se la sua preferenza andava sempre ai prodotti Apple. La sua formazione in informatica risaliva alla scuola superiore e all’università, ma aveva lasciato dopo la laurea quel mondo di studi per dedicarsi interamente al lavoro, ispirato dalla carriera del fratello maggiore che aveva fondato un’azienda di successo, mentre la sorella era un’insegnante di grande impegno. 

     A trent’anni, Mario aveva aperto il suo business ed ora, a 36 anni, era uno dei tecnici più richiesti nella città per i lavori più delicati. Manteneva sempre la sua conoscenza sul mondo degli hacker ma rifiutava di immergersi nell’aspetto “oscuro” di questo mondo

Era affidabile e molto discreto. Avrebbe potuto arricchirsi anche solo facendo intuire quello che aveva visto “dentro” i computer che risistemava. Mai, mai una tentazione, una sbavatura, mai un sorriso di troppo, un ammiccamento malandrino al ricco di turno che gli aveva messo in mano la chiave di un arricchimento talvolta spregiudicato: sistemava, aggiustava, riconsegnava, veniva pagato.

Gli capitò anche chi gli lasciasse qualche “resto” in più per il bel lavoro fatto. Un signore, una volta, ritornò dopo qualche giorno con un MacBook potentissimo ancora imballato “come ringraziamento per il lavoro svolto”. Mario accettò senza sdolcinature, senza servilismi, e ringraziò molto… quel signore contribuì a costruirgli una fama di serietà e garanzia di sicurezza.

Tantissime volte nei computer da recuperare trovò di tutto: ovviamente informazioni molto personali di tipo economico, agende con contatti e di tanto in tanto qualche informazione esplicativa. In ogni computer erano nascoste pagine di pornografia. All’inizio del suo percorso la cosa lo incuriosiva e sbirciava le preferenze dei suoi clienti: sempre tutta roba lecita: siti d’incontro più o meno espliciti, escort, gay, qualcuno preferiva i brasiliani, altri solo italiane, altri solo slavi. Si era abituato a modelle e modelli ricorrenti tutti dotatissimi, dalle immagini, tutte e tutti disponibili a qualsiasi esibizione. Lentamente cominciò a sorridere, poi, col passare del tempo, non si perdeva più in ipotetici ritratti sulle predilezioni sessuali dei suoi clienti. Raramente qualcuno anticipava un “troverà anche… ma non creda che ci passi tempo”; invece il computer è una macchina sciocca, registra tutto, anche i tempi di permanenza in un sito. Aveva compiuto da non molto 36 anni. Era un uomo normale, non particolarmente alto ma ben proporzionato. Ci teneva ad essere in forma e si scaricava facendo un po’ di movimento.

Si sentiva bene, aveva solo talvolta un pizzico di malinconia, stava bene. Non aveva problemi, si curava al minimo cenno di malessere, sapeva di essere solo e non gli dispiaceva quel lato un po’ orso del suo vivere. Non era un tipo filiforme, era alto un metro e 78, non amava essere appariscente. Talvolta si concedeva una sigaretta, ma erano molti i giorni in cui dimenticava di saper fumare. Non praticava attivamente sport se non una ginnastica domestica che lo teneva in forma, non frequentava palestre perchè lo metteva a disagio l’essere così vicino ad altri sconosciuti, l’idea di trovarsi in costume l’aveva tenuto lontano anche dalle piscine, ma erano queste gli unici luoghi che frequentava senza assiduità. Non amava mostrarsi in cambi d’abito, in “intimità” con gli altri. Se doveva andare in bagno usava sempre e solamente quelli chiusi. Qualche mania ce l’aveva di sicuro. Non ultima il fatto che fosse anche vagamente superstizioso, gatti neri, scale, sale, olio… rappresentavano per lui un qualcosa di magico, misterioso, magari maligno. 

Si vestiva nei migliori centri commerciali dove poteva acquistare prodotti di qualità, di qualche marchio famoso. Non amava colori particolari, ma evitava quelli chiari per cui alla fin fine vestiva di grigio, blu o nero. Aveva qualche vezzo: gli piacevano molto le sciarpe, queste sì colorate un po’ stravaganti. Aveva un sacco di cravatte, portate pochissimo e sempre fuori situazione. Magari con il vestire non disdegnava di stupire un pochino ma preferiva gli accessori. Usava per lo più scarpe da passeggio, comode, comunque sempre di marchi famosi. 

Trascurava il viso: spesso aveva la barba lunga, non ben fatta. I capelli se li tagliava da solo, molto corti, ormai era anche parecchio stempiato. Non gli importava affatto. Gli occhi erano abbastanza chiari tra l’azzurro ed il grigio, belli. Era abbastanza alto, portava una 48, le camicie gli piacevano, d’estate preferiva le polo, in inverno qualche maglione. Nel suo studio-laboratorio c’era molto ordine, non era uno smanettone con pezzi e cavi ovunque. Ci teneva parecchio. C’era spazio per i clienti, potevano accomodarsi in una specie di “sala d’attesa”, le riviste erano recentissime, il quotidiano non mancava mai, anzi ne teneva due giornali: Il Manifesto e La Stampa, li trovava intelligenti e seri, ricchi di articoli ben fatti con scarse tendenze al gridato. Nel suo ufficio era obbligo aspettare sempre fin tanto che non avesse dato una prima occhiata alla situazione, in alcuni casi non avesse abbozzato una tempistica e dei costi, in altri risolto il problema con pochi click, in altri ancora essere costretto a dire “Devo metterci un po’ di attenzione perché non mi è chiaro, appena avrò un quadro completo, prima di intervenire, le farò un preventivo”. Spesso trattava con dipendenti di grandi società, talvolta direttamente con i titolari. Parlava sempre poco, era cordiale ma non si sbilanciava. Mai aveva promesso l’impossibile. L’impossibile molto frequentemente, lo realizzava. Era corretto, bravo, intelligente, cosciente del suo valore, mai si sarebbe approfittato di qualcuno. Aveva a che fare prevalentemente con uomini, poche donne frequentavano il suo ufficio.